Monolito,
vuoto e pieno, esterno e interno: sono le caratteristiche più evidenti del lavoro di Fiorenzo Zaffina. Sfondare i muri con il martello pneumatico e ricoprirli di un colore vivace ha un suo iter che si risolve nel tempo. Così il vuoto dello sfondamento diventa il pieno dell’opera e l’interno del lavoro diventa l’esterno dell’opera. Il concetto di limite viene superato e non ha più quei contorni netti e definiti. Zaffina predilige superfici su cui si può agire evocando, e la colorazione fluorescente diventa momento vitale e vitalistico nel risultato finale. Lo scavo va a cogliere ciò che il muro ha assorbito negli anni, nella sua storia, ciò che dentro di esso si trova. Da poco tempo anche l’utilizzo di materiali duttili e meno duttili su cui opera i suoi sfondamenti colorati: poliuretano, siporex e alluminio – su cui imprime forme fotografiche astratte che accolgono i suoi interventi. Nella storia della scienza e del pensiero nei primi del ‘900 Einstein teorizza la sua teoria della relatività in cui inserisce una nuova dimensione: lo spazio-tempo, i due elementi si uniscono in un’unica realtà. Il progresso della fisica e della scienza è spesso  legato ad altri campi della storia umana, così quell’identità di spazio-tempo si può ritrovare nella storia dell’arte contemporanea quando il gesto o il processo temporale ( il tempo) e lo spazio dell’opera (lo spazio) si determinano contemporaneamente. Succede in Marcel Duchamp che firma un orinatoio e lo fa diventare “Fontana”, succede in Piero Manzoni che firma la sua “Scultura vivente”, che assurge a opera d’arte. In Fiorenzo Zaffina esiste questo processo identitario, anche se in maniera diversa: la memoria del luogo e del muro (il tempo) diventa contestualmente spazio dell’opera (lo spazio). Gli elementi si identificano in un guizzo di espressività. Ciò avviene nella maggior parte dei suoi lavori ad esclusione di quelli iniziali. L’opera “Monolito” che presenta nello spazio di OperaUnica a Roma si ispira all’oggetto misterioso del film “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick. Si imbriglia nelle maglie dell’enigma.Suggerisce ciò che dietro e dentro si cela, mantenendo il carattere di indefinibilità del mistero. Si può alludere ma mai decretare con certezza perentoria, e proprio ciò crea un’ aura di fascino sottointeso. In questo lavoro Zaffina interviene con tagli colorati di rosso e retro-illuminati mentre una webcam ha ripreso il processo di costruzione del lavoro che viene trasmesso in differita.

Claudia Quintieri